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«"Il Jazz è morto... Lunga vita al Jazz!!!" Dove esiste, vivo e in fermento, il mondo del Jazz in Italia?... In provincia, come da sempre lo è stato. Luogo di creatività non preconcetta, dove l'assenza di grandi e importanti spazi di azione lasciano il tempo utile creativo e liberano dall'ansia da prestazione. Luogo dove la globalizzazione intellettuale è meno pressante, luogo dove l'autoctona cultura territoriale riesce ancora a sopravvivere tra mezzi tecnologici di comunicazione di massa che tendono a una pericolosa omologazione. Questo il percorso creativo, estetico e politico di un musicista e compositore come Francesco Caligiuri, che della libertà espressiva e coagulante del Jazz ne ha fatto scelta di vita e di interpretazione della realtà. Grazie a quel sincretismo culturale alla base del Jazz ben prima di qualsiasi "regola" storicizzata per necessità tecnico-musicologiche, che rende liberi di esprimersi attraverso un linguaggio che prende a piene mani dalla propria e altrui cultura senza timori reverenziali e ossequiosi verso il "già fatto". E tutto questo prende vita nella più volutamente "dimenticata" provincia italiana, il Sud, la Calabria, precisamente da Spezzano Sila dove, dalla bellezza del territorio e da quell'isolamento geografico e culturale, Francesco Caligiuri ha saputo coglierne sintomi di libertà indispensabili per la crescita di un territorio obbligato da tempo alla soggezione economica, politica e intellettuale. Dove poter far confluire artisticamente questo desiderio di "urlo" e ribellione? Nell'essenza del Jazz, nel suo essere sì linguaggio universale, ma allo stesso tempo caratterizzazione del proprio "Io" senza precetti imposti, ma con propri principi dettati prima dalla competenza esperienziale e dopo filtrati dalla conoscenza e riflessione. Questo è il Jazz, ciò che lo rende ancora vivo, nonostante i reiterati tentativi di farlo morire, perché più facilmente veicolabile e commerciabile...» (Dalla Prefazione di Nicola Pisani)